Francesco racconta storie con alberi delle lacrime e pesci biforcuti, rabdomanti smarriti e coltivazioni abusive di zero. Il mondo dei suoi disegni è senz’altro il disegno di un mondo ma non solo del suo. Un mondo di parole e apparizioni, sogni, ricordi, speranze, fantasmi.La sua tecnica è quella della fantasia illimitata, dell’assoluta libertà di pensiero. Con l’acquerello i disegni acquisiscono atmosfere, con le parole scritte voce, con i tratti a penna forza.Penso ai suoi lavori come a una sorta di poesia continua, un lungo susseguirsi di aperture e chiusure, persone, animali, piante, antenne e ciminiere, fiumi e pozze riflettenti. Il ritmo è quello di un andamento metropolitano, l’aria è quella dei sogni prima di svegliarsi. C’è dentro la materia della vita dalle squame della balena alla paura di restare soli.Non ho potuto fare a meno di comprarne uno, volevo che mi seguisse nella casa dove abito, volevo poter trovare le corrispondenze senza avere fretta, leggendo tutte le piccole frasi, seguendo tutti i passaggi più improbabili. Quando ho esposto i suoi due disegni per la finale di Premio Basi ho pensato che ci fosse qualcosa di speciale nella sua testa d’artista e dopo averlo conosciuto non sono rimasta delusa.
Silvia Petronici
Open Art 01: visita allo studio di Francesco Levi a Brescia
Qualche giorno fa ho fatto visita allo
studio di Francesco
Levi, artista di base a
Brescia che utilizza la parola ed il disegno nella sua ricerca. Da
poco è terminata la sua personale alla Mimesis
Gallery di Calvisano (Bs) e
perciò mi sono trovato immerso in un atelier un po’ sottosopra,
quel genere di situazioni in cui mi sento perfettamente a mio agio.
Non che a me non piacciano gli allestimenti precisi, il rispetto del
vuoto, dello spazio bianco, ma alcuni artisti preferisco conoscerli
nel loro ambiente vitale, dove si respira polvere e sudore, e le
opere, accatastate l’una sull’altra magari, si scoprono in
maniera casuale e frammentaria. Così, ad esposizione finita, a
fianco di alcuni lavori venduti ed in procinto di essere incorniciati
ed autenticati, si scoprono anche pezzi ‘extra-large’ che per
motivi di spazio non sono entrati in galleria. Già, ma di che mostra
stiamo parlando? L’arcobaleno è
inutile se la tua casa affonda e hai appena sbarrato porte e finestre
è il titolo del percorso espositivo, con il comunicato stampa, parte
integrante, che riporto interamente qui sotto.“312 squali, 7 finestre sbarrate,
16 lacrime abitate, 2 pesci volanti, 303 parole sotterrate, 37
messaggi per il fondo del mare,1 rabdomante volante, 1 uomo che odia
i contenitori, 1 cappuccetto rosso con 1 motosega, 27 nuvole piombo,
741 uccelli sopra la tua testa, 4 arcobaleni in b/n, 3 balene, 1 uomo
con una bacinella e 1 donna con l’ombrello, infiniti ghirigori di
fili elettrici, 7 cani che girano intorno a casa mia , 5 persone
nascoste nelle montagne, 1 uomo usato come esca, 2 ombre sul tetto di
casa,1 cane in formaldeide, 2 centrali elettriche e 7 tralicci
pericolanti, 1 uomo trafitto da 13 forchette che guarda pesci nel
cielo, 7 disegni su carta, 3 pannelli,1 agenda: tutto in 29 mq.”Sembra quasi una
lista della spesa al mercato a chilometro zero dell’immaginazione,
gli ingredienti unici di un ricettario fantastico, crudele e
profondamente ironico. Sono gli elementi di una storia unica forse,
che si ricompone ad ogni capitolo, in ogni opera. Così l’arcobaleno
è inutile se Hirst ha messo sotto formaldeide il tuo cane senza
dirtelo, ma anche l’arcobaleno
è inutile se stai osservando il tuo cane raffinato artista di Land
Art, un’opera di grandi
dimensioni, in cui la figura umana si sommerge nel buio dell’elemento
vegetale e un piccolo cane che gioca casualmente in un parco è in
realtà guidato da un preciso disegno creativo. Ne emerge un quadro
così fermo dal punto di vista umano, nelle sensazioni che può
trasmettere, da vacillare e risultare animato nelle singole porzioni
di realtà che racconta.L’istinto, per Levi,
è importante motore che indirizza gli esseri viventi e gli oggetti
verso una precisa direzione, sopito desiderio o allucinante
prospettiva che sia. L’artista racconta percependo questo caos che
lo circonda, che lo abita internamente, dando nome e traccia a paure
ed attitudini altrimenti insondabili.“Credo di lavorare sulle parole e
sul silenzio. Il fatto è che le persone fanno ridere quando cercano
di spiegarsi.”
All’ interno dello studio di Francesco Levi
mi sono così divertito a fotografare alcuni particolari, le pagine
di un blocco per gli schizzi, dove prendono forma, in nuce, alcuni
dei passaggi, delle sensazioni, da raccontare, da far esplodere in
formato più grande.Lorenzo Mazza
Il palcoscenico dell'impossibile
In questo mondo fantastico, composto da scritte e numeri ritagliati, da segni pittorici e grafici fumettistici, una linea può diventare una strada, una parola dare forma ad un' aquilone, una macchina alludere ad una chioma d'albero o ad una nuvola, e ogni figura umana può essere ridotta ad una sagoma bidimensionale, priva, quindi, di fisicità e specifica fisionomia.Ogni segno di natura astratta vorrebbe porsi come realtà da rappresentare, entrare in rapporto di similitudine con le forme concrete realistiche, ma alla fine ognuno di essi precipita nel vuoto e nell'inconsistenza del racconto.Così, lo spazio dell'opera si trasforma in luogo comune che contiene ogni forma, in luogo dell'assenza, nel quale ogni segno si perde e si disperde.In questo gioco di somiglianze la realtà si confonde con l'irrealtà, il visibile contraddice l'invisibile, per dipanarsi in u racconto fantastico, magico e misterico, nel quale si vanifica ogni parvenza del reale.In questo dolce naufragare delle certezze del linguaggio pittorico e verbale, segnico e numerico, l'artista promuove l'arte come spazio privilegiato del fraintendimento e dell'espansione di ogni significato, luogo in cui convivono senso e non-senso, ragione e irrazionalità,realtà e finzione.Nella leggerezza e nella vuotezza di ogni forma si nasconde, però, l'ironia e l'assurdità e la perdita di senso del nostro vivere, l'illustrazione di una società giocosa ed effimera, masmediatica e sovrabbondante nella comunicazione, che incessantemente, e inconsapevolmente, emette immagini, parole e suoni,incurante dell'attenzione e dell'ascolto dei destinatari.Prof. Giampietro Guiotto ,
docente e critico d’arte,presentazione della mostra
“ Un racconto sbranato” presso spazio Akòmi (Brescia)
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